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Portovenere, la Liguria che stregò Byron

Portovenere

Oggi vi porto a Portovenere, una delle perle del Golfo dei Poeti, in Liguria, in provincia di La Spezia. Raggiungere Portovenere da La Spezia è molto facile, potete prendere la strada statale che si snoda per 12 km costeggiando piccoli e caratteristici borghi marinari come Fezzano, Marola e Le Grazie; altrimenti si può optare per una breve navigazione, che vi permetterà di avere un’idea più ampia del golfo, con le sue isole Palmaria, Tino e Tinetto, nominate con Portovenere Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco. Come si vuol dire, il nome è già un programma, deriva dall’antico insediamento romano di Portus Veneris, il porto della dea Venere, la dea dell’amore e della bellezza. Dei…poeti, già è chiaro che ci troviamo in un posto da sogno, per fortuna ancora ben mantenuto nel suo antico aspetto.

Il borgo è piccolo, conta 4.000 abitanti, ma riserva tante sorprese. Appena giunti ci colpisce la policroma e compatta “palazzata a mare”, un tempo protezione del borgo, composta da case-torri alte e strette, tipiche del paesaggio ligure. Queste nascondono la stretta via principale, il cosiddetto “carugio”, protetta ancor oggi da una porta di accesso aperta sulle antiche mura che salgono al Castello ricostruito nel XVI secolo.

La porta ricorda l’anno della conquista genovese con l’iscrizione “Colonia Januensis 1113” e presenta all’interno un affresco quattrocentesco con Madonna e Santi. La stradina interna è pullulante di piccole botteghe e ristoranti che offrono oltre a piatti di freschissimo pesce, le specialità del posto come il profumato pesto, il delicato olio, la saporita focaccia; non mancano atelier di artigiani dove troverete ceramiche dai vivaci colori e altri oggetti di gusto marinaro.

La piccola via è collegata al mare da stretti passaggi sulla sinistra, le “calate”, mentre a destra ripide scalinate conducono alla parte alta del paese, dove sorge la chiesa parrocchiale dedicata a San Lorenzo (XIII secolo). Il carugio termina poi su un palcoscenico di eccezione, la spianata Spallanzani, dove nelle sere estive si svolgono per l’appunto concerti e spettacoli in una cornice unica: a sinistra il profilo dell’isola Palmaria, dalla ricca e varia vegetazione e di fronte in alto la punta di San Pietro dove sorge l’antica chiesa omonima con la caratteristica architettura romanica a bande marmoree bianche e grigie. La chiesa sorge sulle spoglie di un antico tempio probabilmente dedicato alla Dea Venere, ed è costituita dall’integrazione di edifici di diverse epoche.

Dell’edificio paleocristiano più antico (VI secolo), rimane il prezioso pavimento interno a commessi marmorei. Dalla punta di San Pietro si apre un panorama mozzafiato, che si può ammirare attraverso la piccola loggia aperta sul mare: da un lato lo sviluppo della costa nei cui anfratti sorgono le famose Cinque terre, tra l’altro raggiungibili da Portovenere grazie a un bellissimo sentiero; dall’altro tutta l’ampiezza del Golfo dei Poeti chiuso ad oriente dal pittoresco borgo di Lerici e dal suo Castello.

A proposito di poeti scendendo una scalinata sulla sinistra si raggiunge la grotta Arpaia, meta di innamorati e…di appassionati di immersioni. La grotta è anche conosciuta come grotta Byron, dove sembra che il poeta romantico inglese solesse meditare e trarre ispirazione per le sue opere letterarie.

E’ anche tradizione che da qui egli raggiungesse a nuoto per 8 km l’amico Shelley che soggiornava a Lerici. Ecco dunque perché il golfo della Spezia è chiamato “dei Poeti”! E ancor prima di loro, nel XIV secolo, un altro illustre poeta celebrò Portovenere con i suoi versi: Francesco Petrarca. Oltre ai poeti, non possono mancare i pittori. Sembra infatti che la più celebre e amata Venere del mondo, quella dipinta da Sandro Botticelli fosse nientemeno che Simonetta Cattaneo Vespucci, cresciuta in questo Golfo seppur nata in una famiglia di banchieri genovesi.
Chissà che il sinuoso paesaggio marino sullo sfondo non sia proprio un omaggio al suo luogo natìo… Vi ho convinto a venire allora?

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Linda Bertella Scritto da Linda Bertella